Palermo_Havana 07

[Palermo_Havana]

Fotografia a colori 30×40 

2009

Palermo_Havana

In suo testo degli anni ’80, Nan Goldin denunciava la convinzione popolare che” il fotografo sia per sua natura un voyer, l’ultimo invitato al party”. E subito dopo affermava che in realtà le sue fotografie erano il suo party, la sua famiglia, la sua storia. La chiamata in causa dell’artista americana assolve, in questo caso, ad una duplice funzione: è senz’altro un modello per le fotografie di Desideria Burgio, ma le definisce anche e soprattutto il campo d’azione della giovane artista siciliana. Le seria fotografiche di Desideria Burgio, ed in particolare Palermo_Havana presentate in estratto alla Galleria S.A.C.S. hanno generalmente una funzione diaristica. L’immediatezza degli scatti si combina con il genere novecentesco del ritratto sociale. I particolari scorci di queste case di Palermo e dell’Havana ci mostrano degli interni fortemente caratterizzati per altre sorprendenti affinità ( specie per la manifestazione della rigidità popolare ), di cui la Burgio sembra restituirci il racconto e la visione; entrambi esatti e inalterati.

Tuttavia, questa sorta di narrazione, spontanea e non celebrativa, nella sua successione trasforma l’ambiente reale in una sorta di still life. Le stanze, i mobili, i santini delle case di Palermo e dell’Havana si trasformano in oggetti inanimati subordinati all’uso e al possesso dell’uomo. Desideria Burgio pone l’osservatore nella posizione tipica del voyer, per il quale gli oggetti, le immaginette e le cose fanno parte di una costruzione particolare e di una possessione portatile. Un grande maestro dell’inquadratura come Alfred Hitchcock affermava, a ragione, che in realtà siamo tutti dei voyer e che è l’imperativo “non farsi scoprire”

[Giovanni Iovane]